mercoledì 28 agosto 2019

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lunedì 18 febbraio 2019

Blender e solventi per le matite colorate

⚠️ Avviso: sto riscrivendo il blog, troverai informazioni aggiornate e approfondite leggendo qui.


Come sfumare ed eliminare i puntini bianchi sulla carta quando si colora con le matite colorate?

I metodi classici prevedono la saturazione del colore, premendo forte la matita sul foglio fino ad appiattire la carta e a riempirla di pigmento, oppure l'uso della matita bianca o di un blender incolore composto della stessa sostanza del legante delle matite (che quindi cambierà a seconda che siano a base di cera o a base d'olio).

Questa tecnica, chiamata brunitura, appiattisce la grana della carta e non permette stratificazioni successive, inoltre affatica non poco il braccio e il polso se applicata su aree estese. 

Esistono tecniche più efficaci per diffondere il colore e riempire gli spazi bianchi.

Un primo modo consiste nel saturare la carta con della polvere del colore che ci interessa. Questa polvere possiamo ricavarla grattando con una lama un pastello o un gessetto e poi diffondendo la polvere ottenuta con un cotton fiok, un dischetto di cotone, un panno o un pennello. Oppure se non vogliamo usare un medium diverso, possiamo frantumare la punta della nostra matita colorata inclinandola nel temperino per spezzettarla o, per un risultato migliore, possiamo grattuggiarla su un colino di metallo: la trama a rete polverizzerà la matita nello sfregamento.. e funziona altrettanto bene anche per grattuggiare i pastelli (io ormai ne tengo uno a questo scopo tra i miei materiali da disegno). 

Queste le tecniche a secco. Esistono poi delle sostanze che agiscono da solvente e riescono a liberare il pigmento della matita dal legante e a diffonderlo sul foglio. 

La trielina usata per smacchiare o l'essenza di trementina ad uso artistico funzionano perfettamente a questo scopo, evaporano in fretta quindi non bagnano e non deformano il foglio, non sporcano e ne basta poco su un cotton fiok o un dischetto di cotone sulle aree più grande per diffondere il colore. Piccolo effetto collaterale è che queste sostanze sono tossiche se respirate, pericolose per gli occhi, infiammabili, inquinanti e richiedono di lavorare all'aperto o in luoghi aerati. 

Le alternative inodori sono comunque tossiche e pericolose, mentre la trementina naturale non tossica è difficile da reperire. 

Personalmente, per quanto a livello di risultato, l'essenza di trementina per i colori ad olio funzioni perfettamente, lavorando al chiuso e non amando maneggiare sostanze tossiche, ho cercato delle alternative. 

Di seguito tutti i prodotti che ho provato. 

Oil Cleaner Maimeri Eco. Ecologico, inodore, non tossico, questo prodotto per la pulizia dei pennelli dei colori ad olio sarebbe un'alternativa meravigliosa.. peccato però non funzioni. Non diffonde il colore delle matite colorate a base di cera (Prismacolor) e ancor meno di quelle a base d'olio (Faber-Castell). E un flacone da 250 ml costa quasi 10 €. 

Alcool. Non è tossico come la trementina, ma se funziona bene per diffondere l'inchiostro come quello delle bic, meno bene funziona per le matite colorate a base di cera od olio. Su alcune funziona parzialmente, incide anche la grana della carta (su carta liscia è più efficace). Da considerare, invece, che funziona bene sulle matite acquerellabili, delle quali diffonde il colore uniformandolo, nascondendo quindi i puntini bianchi della carta e ottenendo un finish differente che se utilizzate con l'acqua (a mio avviso con un colore più compatto e vivace: in particolare mi piace l'effetto dell'alcool sulle Lyra Graduate Aquarell). 

Blender per marker. Essendo a base d'alcool funziona come sopra. Si può ricavare un blender ad alcool anche smontando un pennarello scarico, lavando bene il tampone e le punte e riassemblando poi il tutto dopo aver imbibito il tampone d'alcool.

Struccante per trucco waterproof. Ho pensato che tutto ciò che scioglie il kajal, potesse sciogliere anche le matite colorate. Il risultato varia da prodotto a prodotto: l'acqua micellare che è una miscela di acqua, alcool e glicerina funziona solo parzialmente. In generale più funziona per il trucco waterproof e più tende all'oleoso, più funziona con le matite colorate. 

Olio Johnsons Baby. In rete l'ho visto usare spesso, tuttavia presenta qualche inconveniente: viene assorbito dalla carta e passa dall'altra parte. Cosa peggiore: la superficie rimane leggermente unta. Inoltre permane per qualche tempo la profumazione di olio per bambini sul foglio. 

Vaselina. Diffonde il colore un po' meno facilmente dell'olio di paraffina, ma è più controllabile, non si diffonde e non penetra nella carta, ungendola. Lascia uno strato rilucente in superficie che, qualora non fosse un effetto voluto, si può quasi del tutto eliminare tamponando con della carta assorbente. Si può utilizzare con cotton fiock o dischetti di cotone per le aree più grandi, mentre per i punti più piccoli si può intingere la punta di un blender incolore o di uno sfumino di cartone arrotolato.

Olio paglierino. Questa mi è parsa una scelta abbastanza vincente. Facilmente reperibile in ogni centro del bricolage, economico (7-8 € al litro), inodore, non tossico. Sfuma molto bene i colori delle matite colorate sia a a base cera, sia a base olio e non lasciala superficie unta come l'olio di paraffina (olio baby). Unico inconveniente: l'olio penetra nella carta e sul retro un leggero alone rimane. 

Olio di lino purificato. L'olio di lino per la diluizione dei colori ad olio funziona meravigliosamente per dissolvere il colore delle matite colorate. Il colore è brillante, essendo un olio essiccativo crea una pellicola asciugandosi e non lascia la carta unta o con aloni sul retro. 

Parebbe la scelta ottimale, se non fosse che si tratta di un olio altamente infiammabile (sopra i 21° si rischierebbe addirittura l'autocombustione, quindi se lasciato al sole, con fonti di calore o in zone ventilate, può diventare pericoloso, visto che viene applicato sulla carta, anche se comunque in piccola quantità e miscelato con il colore rilasciato dalle matite). 

Personalmente l'ho messo alla prova applicandolo su un pezzetto di carta per sciogliere il colore di una matita colorata e ponendolo poi alcuni minuti sopra una stufa a legna e non si è incendiato. 

Inoltre penso che se il disegno trattato con olio di lino viene tenuto sotto cornice o chiuso in buste di plastica al buio di un cassetto con poco ossigeno oppure, per una maggiore accortezza, riposto dentro una scatola di latta, non ci sia un gran rischio di autocombustione. 
Tuttavia, dato che l'utilizzo su carta per sfumare le matite colorate non è l'utilizzo per il quale è venduto e dato che non ho informazioni o una lunga esperienza in merito, per questi motivi non mi sentirei di consigliarlo, anche se funziona benissimo per sfumare i colori.

Tolto quindi l'olio di lino, le alternative più valide, migliori dell'olio per bambini e non tossiche come la trementina, secondo me sono l'olio paglierino e il gel di vaselina.  O in alternativa l'alcool su matite acquerellabili. 

Queste le mie sperimentazioni e i risultati riscontrati. 

Sono ovviamente considerazioni del tutto personali e ciò non toglie che ne esistano di migliori o più adatte per esigenze diverse dalle mie. 


Buon disegno a tutti! :) 

martedì 8 marzo 2016

8 marche di matite colorate

In questo post vado a confrontare 8 marche di matite colorate messe alla prova sullo stesso identico soggetto: una caraffa con fiori.
Le marche a confronto sono diverse tipologie delle inglesi Derwent, le tedesche Faber-Castell, le svizzere Caran d'Ache, le ex-tedesche ora italiane Lyra (Fila). Si tratta di matite colorate tradizionali a secco, non acquerellabili, a base cerosa, oleosa o lievemente gessosa (escludendo le versioni di matite pastello a base prettamente gessosa).
Le varie versioni partono dallo stesso disegno di base riprodotto col tavolo luminoso e poi colorato con la stessa tecnica in diverse varianti cromatiche.



1. DERWENT COLOURSOFT

Sono matite a fusto tondo e liscio, con una mina di diametro medio (4 mm) a base leggermente gessosa. La consistenza è vellutata e l'assortimento propone colori vivaci e intensi (adattissimi per soggetti floreali).
Al contrario delle matite pastello a base di gesso, le Coloursoft non si possono sfumare con le dita, in compenso non sono polverose e si stratificano bene, dato che sono meno coprenti e lasciano intravedere i colori scuri sottostanti a quelli più chiari,
L'applicazione su carta ruvida lascia piccoli spazi bianchi che si riducono senza sparire completamente con strati successivi di colore o col ricorso alla matita bianca (la quale crea una finitura opaca che non riflette la luce, una sorta di "effetto talco") oppure con una apposita matita incolore per sfumare (come la matita "Blender" della stessa casa produttrice).
Sono matite particolari, che coniugano il finish dei pastelli con la precisione e la pulizia delle matite a base cerosa o oleosa a mina più dura.


2. LYRA REMBRANDT POLYCOLOR

Sono matite a fusto tondo in legno naturale laccato, la mina è fine (3.5 mm), a base oleosa, abbastanza dura da essere adatta ai dettagli. Alcune tonalità di colore sono molto intense, mentre altre appaiono meno ricche di pigmenti e sono più adatte per brunire i colori più ricchi.
Su carta ruvida la coprenza è buona, ma non perfetta: piccolissimi spazi bianchi rimangono anche sovrapponendo più strati,
Il finish è lucido, i colori si stratificano ottimamente, la matita bianca fonde i colori senza essere eccessivamente coprente o pastosa.
Sono matite versatili, non necessitano di fissativo e offrono un buon rapporto qualità prezzo.


3. FABER-CASTELL POLYCHROMOS

Matite a fusto tondo laccato, con mina medio-fine (3.8 mm), a base oleosa, similari alle Rembrandt Polycolor, con consistenza leggermente più vellutata.
I colori sono tutti egualmente intensi e si sovrappongono alla perfezione.
La coprenza è buona anche su carta ruvida, tuttavia per coprire del tutto la grana della carta è consigliabile la fusione dei colori con la matita bianca o lucidando il disegno con l'aiuto di un fazzoletto di carta (il colore si diffonde leggermente strofinandolo, il che garantisce una resa più uniforme).
Si tratta di matite assolutamente versatili, piacevoli da usare, abbastanza agevoli anche per i dettagli. Ottimo rapporto qualità-prezzo. Unico neo: nei set da 12, 24 o 36 mancano totalmente i beige color carne, ma si trovano venduti singolarmente.


4. PRISMACOLOR PREMIER

Matite a fusto tondo laccato, mina media (4 mm) a base cerosa e tenera. I colori sono davvero molto intensi e ricchi, ma essendo la mina morbida, si rende quasi indispensabile l'uso della matita bianca per diffonderli e coprire la grana della carta, che se ruvida rimane evidente.
La consistenza è grassa e il finish con la matita bianca appare burroso alla vista e al tatto. Il colore è spesso e relativamente coprente, ma si presta a qualche stratificazione.
 La punta si consuma rapidamente e va temperata spesso.
Ottimo rapporto qualità-prezzo e set ben bilanciati nell'assortimento dei colori. Esiste anche un set da 24 tonalità pensate per la ritrattistica.  


5. DERWENT STUDIO

Matite a fusto esagonale e con mina fine (3.5 mm), dura e cerosa: queste matite sono pensate appositamente per i lavori di dettaglio. Il fusto esagonale ne consente una presa migliore e la mina è sottile e dura, perfetta per stratificare, tratteggiare e per il disegno lineare.
I colori non sono particolarmente intensi, ma le tonalità si possono costruire ed intensificare con il tratteggio incrociato e progressive stratificazioni. La consistenza traslucida lascia emergere i colori sottostanti, offrendo una fusione ottica del colore.
La matita bianca fonde i colori, ma tra tutti i tipi di matite qui analizzate, le Studio sono quelle che ne necessitano meno, in quanto la mina dura appiattisce la grana della carta di per sè, inoltre i colori si mescolano meglio per stratificazione e tratteggio, piuttosto che per fusione vera e propria.
Le matite sono pulite e precise, non richiedono fissativo. Come tutte la matite della Derwent, non sono propriamente economiche.

6. DERWENT DRAWING

Matite a fusto tondo laccato con mina grossa (5 mm) e cremosa. Tra le matite analizzate, queste sono quelle più adatte ad un approccio pittorico, ricordando anche in parte la consistenza dei pastelli ad olio.
Essendo coprenti, non sono adatte per i dettagli e la stratificazione, ma sono molto espressive e corpose. La mina cremosa lascia spazi bianchi alle prime applicazioni, ma successivamente tende a coprire la carta con uno strato spesso e pastoso di colore.
La matita bianca fonde bene gli altri colori e al contempo li attenua creando uno strato denso e burroso sulla superficie.
Sono matite decisamente particolari e interessanti da usare. L'assortimento di colori si limita a 24 tonalità neutre, adatte a disegni naturalistici e ritratti.
Per chi cerca un set di matite con una consistenza simile e colori più brillanti, consiglierei di orientarsi sulle Prismacolor.


7. DERWENT ARTIST

Matite a fusto tondo laccato, con mina media (4 mm), dura e cerosa. Sono la linea classica della Derwent e sono la versione a mina più grande delle Studio. Questa caratteristica le rende più adatte a disegni di maggiori dimensioni e fa sì che la pressione esercitata sulla grana della carta sia leggermente inferiore (evitando di appiattirla troppo presto, rovinandola).

8. CARAN D'ACHE PABLO

Matite a fusto esagonale con mina medio-fine (3.8 mm) a base oleosa e consistenza morbida.
Su carta ruvida, la mina tenera rilascia un colore intenso ma che si frammenta lasciando spazi bianchi che persistono anche calcando e sovrapponendo altri strati. L'uso di una matita bianca per fondere e diffondere i colori permette di renderli omogenei e apprezzarne la vivacità.
I colori si stratificano e sovrappongono molto bene tra loro,
Sono similari alle Polychromos della Faber-Castell, ma con un peggior rapporto qualità prezzo. Più pregevole la linea acquerellabile Prismalo, a mio avviso, rispetto alla Pablo.


La preferenza di una marca rispetto ad un'altra resta una scelta personale su cui influiscono la tecnica usata, la piacevolezza nell'utilizzo, il tipo di soggetti scelti, etc.
Attualmente considero le Faber-Castell le più versatili, con colori ricchi e adatte ad ogni tipo di soggetto, ma apprezzo molto anche le Prismacolor e le Lyra, mentre le Drawing le trovo interessantissime per i paesaggi.

E voi quali preferite? Sperimentate!
Al prossimo post =)

domenica 14 febbraio 2016

Grisaglia, verdaccio e matite colorate

Ci si può accostare alla pittura a secco con le matite colorate in due modi, dal chiaro allo scuro come si fa con gli acquerelli, oppure colorando prima le parti più scure e sovrapponendo le tonalità più chiare successivamente.
Io ricorro più spesso alla seconda tecnica e, nello specifico, prima realizzo quasi sempre una versione monocroma del disegno, applicandovi poi sopra i colori.
Questa tecnica prende il nome di "grisaille" e veniva utilizzata nella pittura ad olio.
In genere io realizzo il monocromo con la matita nera, altre volte con la matita blu (poiché il blu è sempre presente nelle ombre). Ma in realtà si può utilizzare un qualsiasi colore scuro, come un marrone, un seppia, un viola, etc.
Nel post di oggi ho voluto provare ad utilizzare il verde, ispirandomi alla tecnica del "verdaccio" utilizzata un tempo per i ritratti ad olio e gli affreschi.

Riporto di seguito due esempi realizzati con uno schizzo preliminare in verde, poi ricoperto con strati di colori successivi. Il primo esempio è stato realizzato con un set di 10 matite Polychromos Faber-Castell in cui era compreso un color rosa carne:


Il secondo esempio è stato realizzato con un set di 12 matite della Prismacolor dove non erano presenti i colori dell'incarnato e che sono stati ottenuti con strati arancione, giallo, marrone, mescolati con la matita bianca in dotazione. Nello smorzare la tonalità troppo accesa dell'arancio, ha contribuito la base complementare in verde.


Questo è il risultato finale, dove il verde è stato coperto dagli strati di colore successivi e non risulta quasi più visibile se non trasparendo leggermente in alcuni punti. Di seguito due fasi della realizzazione.


Questa la base realizzata con la matita verde scuro del set. 

Qui sotto in una fase di colorazione intermedia:



Un approccio diverso ed interessante che si ispira al passato per dipingere con le matite colorate, personalmente l'ho trovato valido e una buona alternativa al monocromo in scala di grigi. 

Al prossimo post! =)

lunedì 4 gennaio 2016

Acquerellare i pennarelli

Avete mai pensato di usare i comuni pennarelli ad acqua (anche quelli per bambini) come acquerelli? Può essere utile per ammorbidire le linee parallele usate per colorare, per rendere uno schizzo più morbido e realistico, per attenuare i toni.


Anche questo schizzo disegnato velocemente con un tratteggio grossolano, acquista maggiore interesse se acquerellato. 
Per controllare meglio la quantità d'acqua, mi sono servita di una penna a pennello con serbatoio. 
In particolare, visto che i pennarelli ad acqua spesso non offrono molte tinte per l'incarnato, ho trovato utile sfumare ed attenuare l'arancione per colorare il corpo della figura.



Il vantaggio rispetto agli acquerelli è quella di essere portatili (così come il pennello con serbatoio) e quindi adatti per gli schizzi. Rispetto alle matite acquerellabili, i colori sono più intensi,
E' una tecnica quindi utile per realizzare bozzetti rapidi con colori intensi e sfumature. Con più cura e precisione, tuttavia, si possono ottenere anche dei bei disegni finiti. 

Al prossimo post! =)


domenica 27 dicembre 2015

Tipi di carta per le matite colorate

Ammetto di non aver mai dato molta importanza al tipo di carta che utilizzavo per disegnare.
All'inizio, tutto ciò di cui mi importava era essenzialmente la FORMA di quello che disegnavo. La linea, il contorno.
In una seconda fase ho iniziato ad interessarmi ai TONI e ai colori, a sviluppare un approccio più pittorico di quello che volevo rappresentare.
In seguito, per ottenere colori più intensi, ho sperimentato e continuo a sperimentare STRUMENTI diversi, cambiando diverse marche di matite, colorate, pennarelli, acquerelli etc.
Solo di recente mi sto interessando anche al tipo di SUPPORTO e a come esso possa influire sulla resa finale di tutto ciò che c'è sopra: forme, toni, colori e quindi rendimento diverso degli strumenti.


In questo post, voglio mostrare la resa di due marche di matite colorate su quattro tipi di carta da disegno, tra le tante e i tanti esistenti, giusto per esempio. 

Le matite utilizzate sono le Derwent Drawing e le Lyra Rembrandt Polycolor. 
I blocchi da disegno che ho utilizzato sono:

- Canson 1557 (180g/mq con grana fine, quasi liscia)
- Fabriano Accademia Drawing (200g/mq ruvido con grana media)
- Lana Dessin 220 (220g/mq ruvido con grana più pronunciata)
- Clairefontaine Dessin à Grain (180g/mq ruvido con grana pronunciata)

La quantificazione di ruvidezza è mia personale, non viene riportata sugli album da disegno, ma a farci scorrere le dita mi sembra che la più liscia sia la Canson e che la più ruvida sia la Clairefontaine. 

Premesso ciò, ecco come reagiscono le due matite citate su queste 4 marche di carta:


Tra tutte, la Clairefontaine è quella che mi è piaciuta meno per tipo di grana (a "mattoncini"), resistenza della carta allo strofinamento e capacità di trattenere i pigmenti. 
Anche la Fabriano non mi ha soddisfatta poi molto in confronto alle altre due per capacità di trattenere i pigmenti delle due matite (sebbene l'abbia spesso utilizzata con le Derwent Artist e Coloursoft e non l'abbia disprezzata). 
Sebbene molto diverse, mi sono piaciute sia la Canson, sia la Lana.
La prima è forse troppo liscia per le Polycolor (che lasciano segni marcati), ma la trovo perfetta per le morbide Drawing, evidenziandone la texture cremosa. 
La seconda ha un colore paglierino caldo, è spessa e permette di stratificare bene i colori. Spezza il tratto delle Drawing, ma va bene per le più dure Polycolor.

Ovviamente sono impressioni mie personali e del resto la scelta della carta, così come delle matite, è scelta personale e di gusti. 
Come sempre vale la stessa regola: sperimentare sempre e tutto!

Al prossimo post! =)

Fare un tavolo luminoso in 10 minuti

Come improvvisare un tavolo luminoso in pochi minuti senza dover tagliare legno, vetro o plexiglass su misura, nè intendendosi di neon o attacchi elettrici?
Per farlo, sono ricorsa ad un set di 4 luci a led (comprate alla Prealpina con un costo di 20-25 euro) e ad una cornice economica (5 euro) che già avevo. 


Ho collegato e incollato i 4 led sulla base di compensato della cornice.


Mi sono accertata che il circuito fosse corretto e si accendessero tutti. Ho incollato dei feltrini per le sedie nei 4 angoli per fare spessore, quindi ho appoggiato la cornice col vetro sopra il tutto.


E niente, finito qui. Improvvisata e smontabile, non ottimale, ma funzionale. 


Per ricalcare un disegno può andare, non avendo nulla di meglio a disposizione. Diciamo, che il suo dovere lo fa! 
Al prossimo post! =)

sabato 7 novembre 2015

Schizzi con stilografica e inchiostro solubile

Anche una comune stilografica per uso scolastico può avere effetti interessanti.
Negli esempi che seguono ho usato una Pelikan dal prezzo di circa 10 euro reperibile negli ipermercati e alimentata da cartucce di inchiostro nero. 
Le caratteristiche da notare sono quella di avere una scrittura più scorrevole rispetto ai pennini per la china, ma tratti neri intensi allo stesso modo (sebbene meno modulabili nello spessore), un'alimentazione continua e uniforme che ci evita di dover intingere il pennino ogni 30 secondi, praticità e più facile trasportabilità e, non ultimo, la solubilità dell'inchiostro.


Ho schizzato diversi soggetti, per vedere come rende questo mezzo nei diversi approcci. Qui sopra ad esempio ho disegnato un volto femminile di profilo, mentre qui sotto ho abbozzato una vignetta in stile più fumettistico.


Di seguito, altre due figure femminili, una intera e l'altra di tre quarti. La prima è stata disegnata direttamente con la stilografica e poi acquarellata, la seconda è stata abbozzata con la matita e poi ripassata con la stilografica (che scorre sulla matita senza intoppi). 

Clicca per ingrandire

Anche in queste due nature morte, ho disciolto l'inchiostro per creare i mezzi toni.



L'inchiostro Pelikan, al contrario della china, è solubile con l'acqua (ma non con l'alcol). Perchè faccio notare questo?
Perché nel caso voleste colorare i vostri schizzi a stilografica, dovete sapere che utilizzando l'acquerello o i comuni pennarelli per bambini che sono a base d'acqua, l'inchiostro si dissolve sporcando il disegno. 
Ora l'effetto può essere voluto e ricercato per dare maggiore interesse ad un soggetto.
Io ad esempio nel disegnare i contorni del kaki qui sotto, aggiungendo giusto qualche tratteggio, ho voluto mischiare il nero dell'inchiostro per smorzare la luminosità dell'acquerello e renderlo più cupo.


Mentre nel caso voleste mantenere i contorni netti senza sbavature, dovreste utilizzare dei pennarelli ad alcool, come ho fatto io nello schizzo di questa figura femminile qui sotto:


 In questo caso l'inchiostro non si è diffuso minimamente. 

Riepilogando, la stilografica è un'alternativa ad inchiostro acquarellabile alla china, portabile ovunque, anche in tasca, quindi più pratico e impiegabile con un po' di fantasia in molteplici modi e per qualunque genere di soggetto. Rispetto all'ancora più pratica biro, offre un nero più intenso e, appunto, la possibilità di acquerellare i disegni.

Come sempre, sperimentate da voi e vedete se vi piace il mezzo. Al prossimo post! =)

domenica 8 marzo 2015

Schizzi dinamici coi pennarelli

I pennerelli sono strumenti utilissimi per tracciare rapidi schizzi dinamici, consentendo di suggerire il movimento con le linee e le ombre con le stesure. Passando un colore sopra un'altro mentre è ancora fresco, permette di fonderli insieme. Non potendo cancellarlo, ci obbliga a lavorare in modo deciso e libero. 

Riporto qualche esempio di seguito. Un metodo che mi piace, consiste nel tracciare le linee portanti del disegno con un pennarello a punta grossa grigio chiaro e poi definire i dettagli con un pennarello nero a punta fine. 


I tocchi di pennarello rosso sottolineano dei punti di interesse.


Non solo figure umane, ma anche paesaggi.



Ora qualche esempio con più colori.


Il pregio dei pennarelli è che in poco tempo si riesce a dare un'idea d'effetto di quello che si vuol realizzare, seppur in modo grossolano.


Inoltre si possono utilizzare i pennarelli a punta grossa per stesure omogenee, mentre quelli a punta fine per i tratteggi, come nei due esempi qui sopra. Sono molto versatili. 
Inoltre risultano ben visibili e adatti a fare da base per il ricalco, in modo da ottenere un disegno pulito e dettagliato.

Per ora è tutto. Al prossimo post!  

lunedì 16 febbraio 2015

Linee e stesure

In questo post parlerò di alcune tecniche miste che apprezzo particolarmente, in quanto uniscono una base realizzata a stesura, definita successivamente con degli elementi lineari, come nel disegno seguente:


In questo primo esempio, ho utilizzato della china acquerellata per creare una base tonale:


Una volta asciutta, ho delineato col pennino le montagne e i dettagli del paesaggio.


Analogamente, nell'esempio successivo, ho applicato una stesura ad acquerello, che poi ho meglio definito con le matite colorate. 


Di seguito, il disegno leggermente delineato con qualche tocco di matita. 


Similarmente, nell'esempio successivo ho creato una base con le matite acquerellabili, mezzo che unisce in sé le caratteristiche di linea e stesura.


Dopo aver sciolto i colori con un pennello bagnato, ho ridelineato alcuni dettagli con le matite. 


Un connubio interessante è dato dal carboncino e dalle matite colorate. nel disegno di questa fatina, il carboncino è servito per intensificare le ombre e i contorni.


Al posto del carboncino, si può utilizzare anche una penna biro per delineare i contorni: io la considero una sorta di matita indelebile, in quanto l'intensità è facile da calibrare ed è precisa nel contornare. 


Ed ecco la versione finita, definita con tratti di penna a sfera:


In tutti gli esempi fatti, il trucco sta nel creare prima una base di toni o colori e solo successivamente delineare e aggiungere dettagli al disegno, anziché disegnare e contornare una figura e poi colorarla dentro i bordi. In questo modo l'impressione è che il disegno sia meno rigido e non ingabbiato in un contorno, ma anzi lo sviluppo in questo modo permette di fondere stesure e linee. 

E' tutto: al prossimo post! =)

sabato 29 marzo 2014

Disegnare ad occhio e disegnare a mente

Provate a pensare ad un oggetto. Un'automobile, una penna, un orologio. Oppure ad un gatto, una mela, il vostro viso. Come li vedete? Precisi? Sfocati? Da lontano? Sommariamente? Sapreste spiegare come sono fatti? Aumentando lo zoom su ciò che avete immaginato, riuscite a vedere anche i dettagli?

La risposta probabilmente varierà a seconda di quanto è complesso l'oggetto a cui state pensando e di quanto vi è famigliare e lo conoscete. O anche in base a quanto esso vi piace e vi interessa.
Se siete appassionati di automobili, saprete come è fatta una vettura nei dettagli perché le osservate spesso e con attenzione. Se amate i gatti conoscerete alla perfezione pose e movimenti tipici dei felini.

Alla base di questo discorso c'è che un osservatore distratto non sarà mai un bravo disegnatore. 
Per disegnare per prima cosa bisogna OSSERVARE. Ripercorrere con gli occhi linee, forme, sagome, aree, etc. e individuare quelle caratteristiche che denotano un soggetto.


Ma non basta. L'osservazione può essere passiva o attiva. O meglio, un oggetto possiamo vederlo > guardarlo > osservarlo > analizzarlo, in una scala crescente che parte da uno sguardo passivo ad uno attivo.

Quando copiamo un'immagine e cerchiamo di riprodurla sulla carta, valutando come posizionare le sagome all'interno del rettangolo bianco del foglio, rispettando forme e proporzioni, è già uno sguardo attivo. Ma io la definisco un'osservazione passiva, perché lo studio che si fa è limitato a quella precisa composizione che abbiamo davanti agli occhi, senza farci troppe domande sui singoli oggetti perché abbiamo un riferimento da seguire (la fotografia o la realtà che si cerca di riprodurre).  

Si chiama "disegno cieco" quello che si fa senza staccare la matita dal foglio e continuando a guardare il soggetto scelto. E' un disegno che permette di disegnare qualunque cosa, basta essere attenti osservatori, individuare con gli occhi le sagome, le proporzioni ed educare la mano a seguire ciò che si vede. Non ho detto che sia facile, ma a prescindere dai risultati, scadenti o eccezionali che siano, è UN DISEGNO IGNORANTE. Come quello di una stampante che nulla sa di cosa sta riproducendo, ma lo fa fedelmente.

Poi c'è un altro tipo di disegno: quello della mente, basato sul ricordo. 
SE SAI OSSERVARE, SAI DISEGNARE. MA SE SAI RICORDARE, SAI INTERPRETARE.
L'approccio cambia: non guardi l'intera composizione, ma un singolo soggetto. Ti interroghi per capire come è fatto, come si muove nello spazio, ne osservi i dettagli, cerchi di cogliere quali tratti caratteristici lo connotano. E' un'osservazione attiva, analitica e il disegno si fa DISEGNO CONSAPEVOLE. 

Regola n.2: STUDIARE IL SOGGETTO!

La mente ricorda bene ciò che l'occhio ha osservato attentamente, spesso e a lungo. Quando si è in grado di ricordare nei minimi dettagli una qualunque cosa, allora la si conosce bene. E se la si conosce, si ha la sicurezza necessaria per interpretarla, stilizzarla, farla propria.

Ovviamente, non possiamo ricordare ogni oggetto o soggetto nei dettagli. Se per copiare non abbiamo bisogno di conoscere nulla circa ciò che stiamo disegnando e quindi ci consente di riprodurre qualsiasi cosa subito purché ce l'abbiamo davanti, per disegnare a memoria, invece, dobbiamo o già possedere un background di ricordi oppure crearceli studiando. In genere, le cose che ci piacciono di più e che quindi osserviamo e disegniamo spesso (potenziandone il ricordo), le abbiamo ben solide nel nostro background. Per tutte le altre c'è lo studio e la documentazione: libri o riviste dove cercare immagini che ritraggano il soggetto scelto sotto diverse prospettive, osservazione diretta. Si tratta di un disegno che si specializza, che si fa selettivo. E che ci porterà ad individuare dei soggetti preferenziali.

In ogni caso la regola è sempre la stessa: pratica, pratica, pratica. Ma la differenza sostanziale è questa:

1) Disegno ignorante - copiativo:  osservare E disegnare, disegnare MENTRE si guarda.
2) Disegno consapevole - interpretativo: osservare, osservare, osservare. POI disegnare. 

L'osservazione consente di disegnare copiando e di costruire dei ricordi. Il ricordo consente di disegnare e il disegno consolida il ricordo. Il processo è continuo e le varie fasi non sono solo sequenziali, ma si influenzano l'un l'altra. 

Penso che i due approcci siano complementari e che occorra sviluppare entrambi, anche se come, quanto e su quali soggetti è soggettivo. 

Sperando di aver ispirato un'utile riflessione, vi rimando al prossimo post! =)

Macchie fantasiose

Avete presente l'interpretazione delle macchie di caffè sul fondo delle tazzine? Ecco, il gioco oggetto di questo post non vi farà leggere il futuro, ma, come l'esercizio precedente sulle macchie d'inchiostro, è un modo per stimolare fantasia e creatività.

Mi era capitato sotto mano un foglio dove avevo scaricato dei pennelli con pennellate casuali e mischiato dei colori prima di dipingere e, osservando queste pennellate anonime e senza senso, la mia mente ci ha visto delle figure. Così, aggiungendo pochi tratti con una matita carboncino ho suggerito ciò che la mia mente aveva interpretato, delineando e attribuendo un senso a quei colori sparsi.

Ecco il risultato (l'immagine superiore serve solo per rendere l'idea, in quanto l'originale non lo avevo fotografato e l'ho ricostruito successivamente con l'aiuto del fotoritocco): 


Poiché per disegnare non è importante solo cercare di riprodurre ciò che osserviamo fuori, ma anche e soprattutto ciò che vediamo dentro, questo mi sembra un buon allenamento per riuscirci!
Al prossimo post! =)

venerdì 28 marzo 2014

Acrilici

⚠️ Avviso: sto riscrivendo il blog, troverai informazioni aggiornate e approfondite leggendo qui.

I colori acrilici sono un materiale pittorico di recente introduzione, infatti sono stati inventati solo a metà del Novecento. La pittura ad acrilico può essere espressiva ed energica, con pennellate dense e ben visibili, oppure delicata ed omogenea: ciò dipende dagli strumenti utilizzati per stenderli, dal tratto e dalla sovrapposizione dei colori, con o senza sfumature o velature.


Gli acrilici possono imitare la pittura ad olio, con la differenza dei tempi rapidi di asciugatura che consentono, da un lato, maggiore velocità di realizzazione di un dipinto, ma dall'altro, lo svantaggio di dover stendere il colore velocemente. Possono altresì imitare l'acquerello, consentendo anche la realizzazione di velature trasparenti oltre ad una pittura densa, opaca e coprente, con la differenza che una volta asciutto l'acrilico rimane impermeabile e quindi insolubile nelle stesure successive come invece accade con gli acquerelli.
La pittura può avvenire indifferentemente dai colori più chiari a quelli più scuri, come nelle tecniche ad acquerello, oppure dai colori più scuri a quelli più chiari, permettendo una copertura del colore sottostante.
La scelta è soggettiva e dipende dal soggetto e dalla tecnica scelta. Una volta essiccati, i colori si dimostrano brillanti, resistenti al tempo e alle crepe.

Strumenti: a seconda dello strumento utilizzato per stendere il colore, il tratto e lo stile variano. Si possono utilizzare:
- pennelli piatti da pittura ad olio o specifici per l'acrilico, per stesure corpose, dense, spezzate od anche sottili ed omogenee a seconda del rapporto tra quantità di colore puro utilizzato ed acqua;
- penneli tondi per acquerello, per velature e stesure acquose e sfumate; 
- spatole di metallo, per realizzare stesure corpose ed in rilievo, grezze ed energiche, ma utili anche per livellare lo strato di colore;
- rullo, per stendere il colore in modo omogeneo su vaste aree di superficie;
- spugne: porose come sono, una volta imbibite di colore e premute sul supporto, rilasciano una trama particolare; 
- fazzoletti, stracci, carta stagnola o pellicola trasparente: se appallottolate e premute sulla superficie per asportare il colore, creano delle trame interessanti;
- vecchie carte di credito per stendere il colore 'tirandolo', creando effetti di pittura particolare;
- mani: le dita consentono un'applicazione del colore vivace, grezza e creativa.

Supporti: nei colorifici o nei centri del bricolage si possono acquistare diversi supporti per la pittura acrilica. 
- tele, il supporto più classico per la pittura consiste in un telaio di legno rivestito di stoffa che ha ricevuto un'imprimitura bianca;
- tavole di legno telate, analoghe alle tele, ma invece di un telaio è una tavoletta di legno ad essere rivestita dalla tela;
- cartoncino o carta per acquerello sono supporti anche questi adatti alla pittura coi colori acrilici;
- legno, ceramica e materiali vari: l'acrilico non si ferma alla tela e alla carta, ma può venire applicato con successo su diverse superfici.

Solventi: la consistenza del colore varia a seconda di come viene diluito. Si possono usare:
- acqua: è il mezzo più pratico, economico e facilmente reperibile per diluire i colori;
- solvente acrilico, per rendere il colore più fluido e luminoso;
- gel addensante: per rendere il colore trasparente mantenendone la consistenza, al contrario della diluizione con acqua;
- ritardante, per prolungare i tempi di essiccatura e renderli più vicini a quelli dei colori ad olio. 

Mescolanze: per iniziare si possono utilizzare pochi colori, come il bianco, i tre colori primari nelle tonalità calda e fredda ed eventualmente un marrone e un verde. Le mescolanze da cui ricavare tutti gli altri colori si fanno mischiando i colori sulla tavolozza oppure fondendoli direttamente sulla superficie del supporto scelto attraverso varie tecniche di pittura.


Tecniche: nell'immagine sopra sono mostrati alcuni modi per stendere i colori. Procedendo da sinistra verso destra, dall'alto verso il basso, si possono osservare le tecniche seguenti:

- bagnato su bagnato: viene steso un secondo colore su un primo ancora umido, lasciandoli fondere ed ottenendo colori sfumati tra loro (fig.1);
- bagnato su asciutto: si procede per velature di colore bagnato su uno strato di colore essiccato, consentendo stratificazioni e profondità nella realizzazione dei toni come nell'acquerello (fig.2);
- asciutto su asciutto: si usa il colore come esce dal tubetto e viene applicato così, coprente, sopra una stesura asciutta di colore (fig.3);
- strofinamento: su di una stesura di colore essiccato, con un pennello asciutto intinto nell'acrilico non diluito e scaricato del colore in eccesso, si strofina il ciuffo lasciando depositare il colore in modo spezzato, creando trama (fig.4); 
- macchiettatura: con un pennello asciutto e "sporco" come nella tecnica dello strofinamento, si procede a picchiettare la superficie col ciuffo tenuto verticale. Può essere fatto sia su stesure asciutte per ottenere macchie più definite, oppuresu stesure ancora umide per ottenere delle macchie più sfumate (fig.5);
- tamponamento: tamponando con un fazzolletto appallottolato una stesura semi-umida si asporta il colore creando trame (utili soprattutto per creare cieli con nuvole). In alternativa, si può creare una trama puntinata tamponando con un fazzoletto sporcato di colore la superficie bianca (fig.6);
- mascheratura: coprendo una parte del dipinto con nastro carta, sagome di cartoncino, righelli, tessere o altre sagome, si ottengono contorni netti e precisi (fig.7);
- graffito: sulla pittura umida o semi-umida si tracciano righe e segni con strumenti rigidi: punta del manico di un pennello, biro scariche, stuzzicadenti, forchettine di plastica, etc. (fig.8).

Qualche esempio pratico.


In questo dipinto, il colore verde dei petali del girasole è stato ottenuto stendendo del colore blu con la tecnica dell'asciutto su asciutto nelle zone d'ombra e stendendo successivamente del giallo abbastanza denso, diluito con poca acqua, sopra la stesura blu precedente in parte essiccata. Sempre asciutto su asciutto, sono stati definiti i particolari al centro del fiore, utilizzando lo strofinamento per creare trama.


In questo dipinto di paesaggio, il cielo è stato creato con pennellate corte, dense e spezzate, mentre il riflesso speculare sull'acqua è stato creato con gli stessi colori, ma con pennellate lunghe, orizzontali ed omogenee, tirando il colore. I monti in lontananza sono stati creati con una stesura leggera e diluita, mentre gli alberi sono stati costruiti con la tecnica della macchiettatura. I riflessi sull'acqua e le alte luci sono state tracciate asciutto su asciutto. 


In quest'ultimo dipinto, il cielo è stato realizzato stendendo il colore con le dita e poi tamponandovi sopra un fazzoletto per creare le nubi. Il mare invece, è stato dipinto caricando di colore il bordo di una vecchia carta di credito e stendendo il colore di taglio da sinistra verso destra, come se fosse una spatola, sovrapponendo diversi strati di colore denso e asciutto. Una pittura diluita è stata utilizzata per suggerire i riflessi delle barche sull'acqua, mentre una pittura più densa e opaca è stata stesa sulle vele delle imbarcazioni. 

Per concludere, gli acrilici sono colori versatili, economici e durevoli che consentono di riprodurre sia la pittura trasparente ad acqua, sia la pittura opaca e densa dei colori ad olio: spero dunque di aver dato una panoramica di consigli utili per esplorare la pittura con questo mezzo. Al prossimo post!

lunedì 24 marzo 2014

Mescolanze di colori nella pittura

La differenza sostanziale tra la pittura a secco (pastelli e matite colorate) e la pittura umida (acquerelli, tempere, acrilici e colori ad olio) consiste nella mescolanza dei colori: nella prima, i colori vengono mescolati direttamente sulla carta, tramite stratificazioni, mentre nella seconda i colori vengono mischiati e creati sulla tavolozza prima di applicarli sulla carta.


Tuttavia ciò non è sempre vero. Infatti anche nella pittura ad acqua o ad olio, i colori possono venire mescolati e creati direttamente sulla carta o sulla tela. 
Nell'immagine qui sopra i colori utilizzati sono solo tre: giallo, rosso e blu. Eppure, applicandoli in successione uno sopra l'altro, hanno creato dei colori secondari. 

Questo può avvenire sostanzialmente in tre modi:

- con la fusione dei colori ancora bagnati direttamente sulla superficie (bagnato su bagnato);
- con le velature, in cui il colore sottostante traspare e si combina con quello dello strato superiore (bagnato su asciutto);
- con la sovrapposizione e l'accostamento di colori che però restano separati, come nel puntinismo, che tuttavia, per un effetto ottico, si percepiscono fusi insieme (asciutto su asciutto).

Alcune combinazioni: 

GIALLO + ROSSO = ARANCIONE

GIALLO + BLU = VERDE

ROSSO + BLU = VIOLA

GIALLO + ROSSO + BLU = GRIGIO SCURO

BLU + BIANCO = AZZURRO

ROSSO + BIANCO = ROSA

ROSA + ARANCIONE = COLOR CARNE

VIOLA + GIALLO = MARRONE

Un assortimento di colori ristretto può costringere ad un utilizzo più creativo degli stessi, con tinte realizzate a partire dai colori primari, mescolandoli sia sula tavolozza, ma in modo ancora più interessante, direttamente sulla carta o sulla tela.

La semplicità e l'essenzialità invece che un limite, spesso possono rappresentare un vantaggio per quanto riguarda la comodità (4 tubetti risultano più economici da acquistare e più pratici da trasportare rispetto a 12 o 24) e un incentivo a sperimentare approcci diversi e la propria fantasia.

Al prossimo post!

venerdì 21 marzo 2014

Acquerello: 4 approcci alla stesura del colore

L'acquerello, come detto nel post dedicato a questa tecnica di pittura, è un medium connotato dalla trasparenza del colore. In questi quattro studi del mio sketchbook ho applicato il colore in modi diversi, aggiungendo poi alle stesure asciutte anche delle linee con altri mezzi, come in genere mi piace fare (preferendo da sempre i mezzi di pittura a secco!).
Mi scuso per la scarsa qualità della fotografia, ma spero possa dare un'idea di cosa andrò a trattare.


Nella Figura 1, ho steso i colori bagnato su bagnato mischiandoli direttamente sulla carta (azzurri e blu per il mare, celeste e rosa per il cielo, giallo chiaro, verdi e viola per le rocce, marroni chiari e scuri per gli scogli). Azzardando mescolanze di colori diversi e contrastanti si ottengono effetti interessanti, proprio grazie alla trasparenza del mezzo (vedi ad esempio queste stesure).
Una volta asciutte le stesure ho poi creato trama passando del viola scuro a pennello asciutto nelle zone d'ombra e ho definito qua e là i contorni di rocce e scogli con un pennello fine intinto nel blu scuro. 

Nella Figura 2, invece, ho disegnato lo schizzo direttamente con l'acquerello anziché con la matita, utilizzando un pennello sottile e il colore viola. Successivamente ho mescolato sulla tavolozza diversi colori per creare rosa, lilla, verdi, marroni e li ho applicati sulla carta senza esagerare con l'acqua (in alcuni punti il pennello è stato trascinato asciutto una volta esaurita l'acqua che aveva assorbito). I contorni viola si sono sciolti ed attenuati nelle stesure successive, offrendo tuttavia un'unità nel colore di tutta la composizione. In questo caso ho accentuato alcune ombre e alcune forme per mezzo delle matite colorate: è una tecnica mista che mi piace molto: consente di aggiungere trama, ombreggiature e linee come la penna e l'inchiostro, ma l'impatto è molto più delicato e si amalgama bene con le stesure dell'acquerello, dandogli tuttavia carattere. 
E' una tecnica che mi ricorda le fiabe o le illustrazioni dei libri per bambini.

Nella Figura 3 ho usato solo le tonalità calde del giallo, dell'arancione, del rosso e del marrone, sovrapponendo i colori dal più chiaro al più scuro in stesure successive, bagnato su asciutto, ovvero la tecnica più classica della pittura ad acquerello. In questo caso ho aggiunto delle linee con del colore acrilico bianco. 

Infine, nella Figura 4, ho applicato delle stesure separate di colori diversi, non mescolandoli o quasi tra loro. E' un modo rapido per stendere il colore che mi ricorda i pennarelli e un utilizzo più grafico o fumettistico. 
Gli elementi di linea sono stati aggiunti con qualche tratto di matita di grafite.

Sperando di aver dato degli spunti utili per sperimentare con questo mezzo, vi saluto e rimando a un prossimo post! =) 

venerdì 28 febbraio 2014

Stimolare l'immaginazione...

Un esercizio tra lo psicologico e l'artistico: dipingere partendo da macchie di inchiostro casuali!
Caricate un pennello di inchiostro (o colore acrilico) e battete il manico su un dito per far schizzare delle gocce di colore su un foglio. Osservate le macchie createsi e immaginate diverse soluzioni per tirar fuori un dipinto. Guardate il foglio da più angolazioni, sforzatevi di vederci più soggetti possibili... e poi sceglietene uno e dategli forma con alcuni tratti di pennello.


Stimolare la fantasia è importante per un'artista! E poi lo trovo un giochetto divertente! =)

lunedì 11 novembre 2013

Manifesto contro l'aracnofobia


Una paura ancestrale.
Un particolare quanto sgradito ospite.
Una storia toccante di accettazione del brutto e del diverso. 



"Vi voglio raccontare la storia di Guendalino.
Guendalino si era trasferito qui alcuni mesi fa, in via Parete, angolo via Termosifone; all'apparenza sembrava il tipico ragno d'appartamento, una vita passata penzoloni a testa in giù prendendo quello che viene, alla giornata. Sopravvisse all'ultimo raid della zona col fare furbetto che nei casi di pericolo lo ha sempre contraddistinto: scappando dietro il calorifero. Non chiamiamolo fifone, no, diciamo piuttosto che Guendalino teneva parecchio alla sua privacy. Non era uno di quei ragni palestrati e lampadati a cui piace farsi notare, che avanzano spavaldi molleggiandosi su e giù per il pavimento di marmo bianco; né era suo uso partecipare ai rave notturni, con sfrenati salti nel vuoto giù dal soffitto appesi ad un filo e perlustrazioni murali per accapparrarsi territori di caccia più grossi. No, non Guendalino. Lui era contento del suo angolo. Di quel piccolo pertugio di mondo che si era creato. Guendalino era un ragno per bene. Passava le sue giornate quieto a rosolarsi, godendo della vicinanza del calorifero e ad osservare il mondo dai suoi otto occhi meditando sull'ottuplice sentiero buddhista: sì, era anche deciso a diventare vegetariano, perché in quel piccolo angolo viveva più che altro d'aria fritta... Ma si era ormai distaccato dai bisogni terreni. No, Guendalino non era davvero come tutti gli altri. Piuttosto era un esempio di virtù per tutti gli altri. Guendalino era il più bravo ragno del mondo. Perciò vorrei lanciare un appello: Guendalino, torna! Da quando la caduta di un pesante asciugamano vicino alla tua casa ti ha spaventato a tal punto da farti decidere di traslocare su otto piedi per non tornare più, la tua assenza ha lasciato un vuoto incolmabile in un pugno di tele vuote. Ti vogliamo bene. E a voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case*, sappiate che forse Guendalino è tra voi..."

Sfortunatamente Guendalino non ha mai più fatto ritorno alla sua vecchia casa. Da allora molti altri opilioni hanno cercato di prendere il suo posto, ma lui era insostituibile e nessuno è mai più stato come lui...


* Cit. alla poesia di Primo Levi "Se questo è un uomo".

sabato 15 dicembre 2012

Impostare un disegno

Nei manuali di disegno vengono essenzialmente descritti due modi per impostare un disegno e crearne uno schizzo preliminare: disegnare le forme principali in cui inscrivere un oggetto oppure disegnarne i contorni, ricorrendo anche al "disegno cieco", ovvero disegnando tenendo gli occhi fissi sul soggetto da ritrarre anziché sul foglio.


Il primo metodo semplifica forme complesse riducendole a forme semplici come coni, cerchi, rettangoli, parallelepipedi, etc. Nel caso della figura umana si può anche fare uso di manichini di legno. E' un disegno per poligoni.
Il secondo metodo traccia il contorno, ovvero la sagoma di un oggetto, e può essere disegnata in due modi: non staccando mai la matita dal foglio e disegnando il contorno con linea continua, oppure per approssimazione delle curve con delle linee tangenti.

Quale metodo è migliore?

Ovviamente la risposta è molto personale e può variare anche a seconda del soggetto da disegnare. Io in genere trovo più facile sviluppare un buon disegno tracciandone la sagoma che non assemblare dei poligoni, anche quando si tratta di riprodurre qualcosa che è nella mia mente e non nella realtà o in fotografia.

Ad esempio, come ha avuto origine il disegno seguente?



Facciamo un passo indietro: per prima cosa ho immaginato una figura femminile seduta e ho provato a riprodurla sulla carta. L'ho fatto in tre modi diversi:


Da sinistra verso destra: 
1) disegno del contorno con linea continua;
2) disegno del contorno con segmenti tangenti;
3) disegno con uso di poligoni.

Nel secondo passaggio ho aggiunto dei dettagli:


Infine nel terzo passaggio ho riempito delle aree con con un pennarello nero:


La figura centrale mi sembrava più solida e ho deciso di svilupparla: l'ho ricalcata con una matita B2 e da qui ho poi ottenuto il disegno iniziale, modulando e fondendo i toni con l'aiuto di gomma e sfumino di cartone.

Sullo stesso argomento puoi leggere anche il post "La bellezza degli schizzi". 


Al prossimo post!
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