giovedì 24 febbraio 2011

La bellezza degli schizzi

Si può affrontare il foglio bianco in tanti modi: abbozzando qualche linea quasi soprappensiero, oppure pianificando attentamente la composizione; lo schizzo può essere molto dettagliato o suggerire appena l'idea, essere in bianco e nero o a colori, suggerire tutta la gamma tonale o concentrarsi sulle forme. Ma in qualunque modo nasca un disegno, il suo concepimento è la parte più spontanea e dinamica, perciò il semplice schizzo a mio modo di vedere è più interessante e comunicativo del disegno finito.

Inoltre si può imparare molto osservando gli schizzi dei disegnatori di cui apprezziamo lo stile, sia per scoprire cosa ci colpisce in modo ricorrente in stili anche molto diversi tra loro, sia per individuare ed analizzare i tratti caratteristici che distinguono un artista inequivocabilmente da tutti gli altri.
Nelle fumetterie si possono trovare degli albi interamente dedicati agli schizzi di alcuni autori, i cosiddetti sketchbook. Io ad esempio sono molto affezionata ai tre meravigliosi album di Conceptions di Luis Royo e allo strepitoso volume di J. Scott Campbell dedicato a Danger girl.

In queste raccolte si possono apprezzare gli stili dei disegnatori al loro primo contatto col foglio, con la mente libera di spaziare tra idee eterogenee e di cogliere solo le parti più essenziali del soggetto, eliminando tutto il superfluo: i  tratti sono semplificati, molto espressivi, a volte molto disordinati, a volte più puliti, le linee multiple suggeriscono i diversi tipi di sviluppo che il disegno finale avrebbe potuto avere, le linee di movimento sono più evidenti, le sagome più facilmente identificabili... ci sono tanti motivi per perdersi ad osservare questi piccoli capolavori. In genere per sfogliare un singolo album nei suoi più piccoli dettagli impiego diverse ore...

Gli schizzi dei fumettisti o dei disegnatori professionisti non sono gli unici utili, però. Può essere interessante guardare in generale come altre persone si approcciano al disegno oppure riguardare i nostri stessi schizzi nel corso degli anni, per vedere come sono cambiati e come cambiano (o al contrario cosa resta simile e quindi ciò che contribuisce al nostro stile personale, a qualunque fase evolutiva esso si trovi).

Ad esempio trovo interessante i molti modi in cui si può cominciare un disegno: io per lo più scarabocchio qualcosa senza pensarci troppo e senza un'idea precisa di quello che voglio realizzare, così lo schizzo si definisce "strada facendo", prima di passare eventualmente alle fasi successive (continuando a delineare, modificando, cancellando, ripassando a penna, ricalcando una versione pulita su un altro foglio, colorando etc.). Altre volte ho già un'idea in testa e allora posiziono le sagome sul foglio per darmi un'idea dello spazio da occupare o scompongo le figure in poligoni semplici. Nella figura qui sotto ho classificato grossolanamente i diversi approcci che mi è capitato di utilizzare per fare uno schizzo preliminare:


Figura A: schizzo libero, andando dal particolare (di solito il volto) al generale.
Figura B: schizzo con uso di poligoni, disegnando una figura simile ai manichini di legno.
Figura C: schizzo utilizzando linee rette spezzate per delineare e un'impugnatura della matita alta o da sopra.
Figura D: schizzo con linee curve accentuate e non continue.
Figura E: schizzo con linea continua per individuare la sagoma generale (disegnata non staccando mai la mano dal foglio).
Figura F: schizzo con individuazione delle macroaree principali. 

I primi tre metodi sono quelli che utilizzo di più, soprattutto il primo perché, come dicevo, spesso inizio a disegnare per puro piacere e senza un motivo particolare. Questo approccio da vita a disegni molto spontanei, ma non molto puliti o ben rifiniti. Il metodo C lo trovo utile anche per soggetti che non ho mai disegnato prima e di cui quindi non conosco ancora le proporzioni. Il metodo B è piuttosto versatile. In realtà mi capita anche di combinarli tutti e tre insieme, in parti diverse dello stesso disegno o in successione temporale per rifinire la figura. Nell'immagine sotto le stesse sei figure sono state completate con qualche dettaglio aggiuntivo:


Credo che il modo in cui ci si approccia allo schizzo influenzi parecchio il risultato finale. Le sei figure sopra, seppur abbozzate male e in pochissimo tempo, rivelano differenze notevoli l'una dall'altra che probabilmente si trasmetterebbero anche nell'ipotetico disegno finale di cui potrebbero essere l'origine.

I metodi sopra sono quelli che utilizzo quando disegno soggetti della mia immaginazione a mano libera. Qualora invece si volesse copiare un'immagine da una fotografia risulterebbe più utile un metodo che ho visto in diversi manuali di disegno, ossia quello della griglia: bisogna dividere il foglio da disegno su cui vogliamo copiare la figura e l'immagine originale nello stesso numero di quadrati (vedi foto-esempio a lato). Si va poi a riprodurre ciò che si vede dentro ogni quadrato, facilitando così notevolmente l'operazione di duplicazione.

Infine, per riportare uno schizzo su un foglio di bella, oltre al tavolo luminoso, esiste un altro metodo utile che consiste nel ricalcare il disegno che ci interessa su un foglio da lucido e ricoprire di grafite il retro, colorando tutta la superficie con la punta della matita. Per trasferire il disegno bisogna appoggiare la parte coperta di grafite sul foglio di bella e con uno strumento a punta rigida (sia essa una matita o una penna biro senza più inchiostro) ripercorrere i contorni di tutto il disegno, premendo per far aderire la grafite al foglio bianco sottostante. E' una tecnica che mi è stata utile anche per riportare dei disegni sul muro o su altre superfici diverse dalla carta. Funziona un po' come la carta carbone o i trasferelli.

Concludo qui questo lungo post! Se avete suggerimenti utili, lasciate pure un commento!
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